Epipedobates Anthonyi (Noble, 1921).
Distribuzione
L’area di distribuzione di questa specie è rappresentata da una regione a Sud-Ovest dell’Equador, comprendente le provincie di El Oro, Azuay e Loja, ma molto probabilmente l’areale totale si estende ben oltre queste regioni, spingendosi a sud fino ai confini con il Perù.
Vive in zone che vanno dal livello del mare, fino ai quasi 1800 m. dei pendii vicini.
.
L’area di distribuzione di questa specie è rappresentata da una regione a Sud-Ovest dell’Equador, comprendente le provincie di El Oro, Azuay e Loja, ma molto probabilmente l’areale totale si estende ben oltre queste regioni, spingendosi a sud fino ai confini con il Perù.
Vive in zone che vanno dal livello del mare, fino ai quasi 1800 m. dei pendii vicini.
.
Descrizione
Animale di media taglia (2-2.5 cm), Epipedobates anthonyi rappresenta una tra le più piccole rane del gruppo. La colorazione caratteristica è rappresentata da un colore rosso mattone di base, sul quale spiccano tre linee longitudinali bianco sporco, una dorsale e due dorso laterali. Spesso la linea dorsale è interrotta a livello del muso dando origine ad una caratteristica macchia bianca apicale.
Come per molte altre specie, anche per questa sono presenti delle varianti geografiche (morph), dovute ad evoluzione e riproduzioni avvenuti in isolamento genetico.
Come per molte altre specie, anche per questa sono presenti delle varianti geografiche (morph), dovute ad evoluzione e riproduzioni avvenuti in isolamento genetico.
Allevamento in cattività
- Temperatura:
A seconda della provenienza dovrebbe aggirarsi sui 22-26°C, con temperature più fresche per i morph di alta montagna.
Nonostante ciò questa specie tollera tranquillamente temperature sia più calde (fino ai 28-29°C), che più fredde (passa tranquillamente l’inverno a 18°C).
Chiaramente temperature vicine al limite massimo influiscono sulla qualità delle riproduzioni e sul metabolismo degli animali, che appare accelerato, mentre temperature troppo fredde hanno effetto contrario, ovvero rallentano il metabolismo e rendono gli animali decisamente poco attivi.
- Umidità:
- Terrario:
Il terrario minimo per questa specie deve essere almeno un cubo di 40 cm di lato, in cui poter ospitare 3-4 esemplari. Per gruppi più numerosi le dimensioni devono salire, a volte anche considerevolmente qual’ora si decidesse di tenere più maschi assieme. Questo perché i maschi sono abbastanza territoriali e tendono a ritagliarsi il proprio spazio all’interno del terrario. Ogni modo non ingaggiano mai vere lotte, ma sfogano la loro territorialità a livello canoro, possedere infatti 2-3 maschi insieme equivale a sentirli cantare praticamente tutto il giorno, a partire dalle prime luci che filtrano nella stanza, fino alla completa oscurità alla sera.
Per questo motivo il terrario deve essere abbondante mente piantumato, oltre che con piante dalle foglie piccole come i Ficus sp., anche con specie dalle foglie più grandi e resistenti come i filodendri, sulle cui foglie spesso le rane stazionano e depongono.
Importante è anche strutturare il terrario con legni, radici,piante ecc, in modo tale da ricreare delle barriere visive naturali, così che i maschi non siano sempre in contatto visivo (stress).
Infine utile è la presenza di svariate specie di Bromeliaceae, utili come riserva d’acqua in cui le rane amano immergersi, ma dall’esperienza vissuta sembrano non essere poi così essenziali, soprattutto se si provvede ad una buona e regolare umidificazione del terrario stesso.
Questi non presentano fenomeni di cannibalismo e possono essere tranquillamente allevati in un’unica vasca, alimentandoli con spirulina liofilizzata e cibo in polvere per avannotti, ponendo però attenzione alla pulizia dell’acqua dato l’elevato mero di individui.
Dopo circa due mesi avviene la metamorfosi, che presenta una peculiarità, ovvero è decisamente veloce, infatti appena spuntano le zampe anteriori i piccoli vanno prontamente trasferiti in una scatola con una rampa che permetta loro la fuoriuscita.
Di pari passo molto veloce è anche il riassorbimento della coda, dopo di che i piccoli vanno alimentati inizialmente con collemboli e poi con Drosophyla melanogaster.
Dopo circa due mesi avviene la metamorfosi, che presenta una peculiarità, ovvero è decisamente veloce, infatti appena spuntano le zampe anteriori i piccoli vanno prontamente trasferiti in una scatola con una rampa che permetta loro la fuoriuscita.
Di pari passo molto veloce è anche il riassorbimento della coda, dopo di che i piccoli vanno alimentati inizialmente con collemboli e poi con Drosophyla melanogaster.